Categorie
E sentì il velluto della sua voce quando gli disse – sei tornato – dolcemente – sei tornato.
In Trentino c’è una deliziosa cittadina che un tempo era rinomata per il suo velluto di seta. Stiamo parlando di Ala, ai piedi del Monte Baldo nella bassa Vallagarina, sul versante destro del fiume Adige, al confine delle province di Trento e Verona. Già in epoca romana era un centro conosciuto, luogo di scambio delle merci e stazione di posta per il cambio dei cavalli. Vi domanderete perché proprio ad Ala si producesse il velluto di seta… Diciamo che è stato un caso fortuito, frutto anche del secolare spirito di accoglienza che caratterizza da sempre le nostre valli.
L’origine della tradizione
Oggi il paese di Ala è in parte medievale, con strette vie selciate e piazzette, e in parte barocco, con eleganti palazzi ornati di portali in pietra e balconi in ferro battuto. Con il Quattrocento la zona passò sotto la dominazione della Serenissima, che però, nel 1487, fu sconfitta a Castel Beseno lasciando spazio alla dominazione austriaca. La tradizione narra che due tessitori genovesi giunsero in Vallagarina nel 1657, in fuga dalla peste, portando con sé gli strumenti necessari alla tessitura e alla filatura della seta. Il parroco Alfonso Buonacquisto li ospitò nella canonica e comprese l’importanza dei ferruzzi trafugati. Avviò così la prima fabbrica di velluti di seta e di fatto diede il via a una stagione di grande benessere. La cronaca del tempo parla di ben 8 filatoi con 300 telai, 3 tintorie, molini, fucine e folloni. Tutto questo dava da vivere a circa 600 famiglie, in ciascuna delle quali c’era un garzone o un tessitore o qualcuno che lavorava il velluto. Nel frattempo, la cittadina diventava un vivace centro culturale e luogo di passaggio e sosta di illustri personaggi, tra i quali Maria Teresa d’Austria, Wolfgang Amadeus Mozart e Napoleone.
Ma com’era questo prezioso velluto di seta?
Il tipico velluto liscio genovese veniva prodotto con telai in legno di abete e noce. Il tessuto è formato da un ordito di fondo, che compone l’armatura di base, e con un ordito detto “di pelo” che forma la superficie vellutata. Ciò che rende unico il Velluto di Ala era il fatto che questo “pelo” era tagliato ben 17 volte in 1 cm! E questa caratteristica lo rendeva uno dei tessuti di pregio più resistenti e compatti. L’armatura del tessuto si realizzava attraverso un complesso movimento combinato delle mani e dei piedi e prevedeva che la “navetta” contenente il filo venisse lanciata a mano. Insomma qualcosa di unico! Con l’Ottocento la crisi dell’industria serica mise in crisi tutto ciò che per due secoli aveva reso Ala una brillante protagonista dell’artigianato e del commercio europeo.
Cosa rimane di questo elegante passato?
Testimonianze di questa storia preziosa sono i mirabili palazzi del centro storico. Come Palazzo Pizzini, in cui è allestita la mostra permanente Vellutum. Oppure Pallazzo Gresta Taddei, che presto ospiterà il Museo Provinciale del velluto e delle arti tessili. A ricordo di floridi tempi del velluto di seta, ogni anno a luglio ha luogo la manifestazione “Ala città di velluto” con apertura al pubblico delle corti e dei palazzi, durante la quale si può rivivere l’incanto di trovarsi in un’epoca antica e quasi magica. Ci sono spettacoli di illusionismo, musica, mostre, teatro, visite guidate del centro storico, figuranti in costume, stand enogastronomici e altro ancora. Quest’anno sarà dal 7 al 9 e potete trovare tutte le informazioni sul sito dedicato https://www.cittadivelluto.it/
————————————
Foto in copertina:
ph credits Comune di Ala