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Chi non ride mai non è una persona seria.
L’origine più probabile della parola Carnevale sembra essere la locuzione latina carnem levare, che significa “togliere la carne” ed è un’evidente allusione al digiuno quaresimale. Nome a parte, la festa ha origini antichissime e si ricollega ai riti della fecondità della terra, la quale doveva svegliarsi dopo il sonno invernale. E anche in antico, come oggi, questa ricorrenza è sempre stata legata all’allegria e al riso che allontanano il male, il lutto e la morte attraverso danze, burle e scherzi. Qui in Trentino lavoriamo sodo e non ci facciamo fermare né dal freddo né dalla neve. Ma non pensate che questo ci renda indifferenti al “caos rigenerativo” del Carnevale… Tutt’altro! Il Carnevale per noi trentini è un appuntamento sacrosanto e in alcune valli abbiamo tradizioni straordinarie e antichissime che meritano la nostra e vostra attenzione. Diciamo innanzitutto che il Carnevale in Trentino si festeggia un po’ ovunque, anche nei centri più piccoli e nelle valli meno frequentate. In mezzo a tutti questi eventi ci sono delle vere perle… e su queste ci vogliamo soffermare.
Carnevale in Trentino: spettacolo senza tempo in Val di Fassa
In Val di Fassa il Carnevale Ladino è un evento molto suggestivo. Ha origine in un passato in cui la vita dipendeva dallo scorrere delle stagioni e la fine dell’inverno veniva festeggiata con feste rituali. Il cuore del Carnevale è ad Alba e a Penia. Qui hanno luogo le tradizionali mascherèdes, dove i protagonisti sono il bufon, il laché e i marascons. Altre figure tipiche sono l’om dal bosch e il coscrit te ceston, che troviamo anche negli altri paesi della valle. Figure tipiche del paese di Moena sono gli arlechins e i lonc. Aspetto fondamentale del Carnevale fassano sono le faceres, le maschere di legno realizzate dagli scultori locali.
Carnevale in Trentino: il falò purificatore a Grauno (Valle di Cembra)
Un Carnevale tutto particolare si celebra a Grauno, paesino della Valle di Cembra. Il protagonista è l’albero, il cui significato simbolico e propiziatorio risale al periodo precristiano. Il martedì grasso un pino viene portato nella piazza principale e battezzato dall’ultimo sposo dell’anno con un rametto intinto nel vino. Tutti i compaesani lo trascinano poi fuori dal paese e lo piantano nella bùsa del carnevàl. All’imbrunire, al rintocco dell’Ave Maria, l’ultimo sposo dell’anno gli dà fuoco e la serata continua con musica e balli attorno al falò, mentre gli anziani formulano pronostici sull’annata osservando la direzione delle scintille.
Carnevale in Trentino: la semina della fertilità a Palù del Fersina
Un altro Carnevale trentino tipico e molto antico è quello dei Mòcheni a Palù del Fersina. Come vuole la tradizione, der bètscho e de bètscha (il vecchio e la vecchia) attraversano a grandi balzi il paese partendo dal maso più alto, seminando fertilità in vista dell’imminente primavera. I bètsche sono accompagnati dal cosiddetto òiartroger (il raccoglitore di uova) fino alla piazza di Palù, dove viene inscenato il momento centrale del rito carnevalesco mòcheno e sono distribuite le torte benauguranti cucinate in casa. La festa termina solo al tramonto con il falò, canti e balli nel prato vicino al centro storico del paese.
Carnevale in Trentino: campanacci e indovinelli a Valfloriana
Le origini del Carnevale di Valfloriana sono ignote. A renderlo particolare è il pellegrinaggio del matòci che dalla mattina fino all’imbrunire abbraccia tutte le frazioni del comune. I matòci indossano maschere lignee e abiti colorati, adornati di nastri e merletti. Annunciati dal suono dei campanacci legati ai fianchi, aprono il corteo carnevalesco e sono i primi ad arrivare in paese. Qui trovano la strada sbarrata da alcuni paesani che li sottopongono a strampalati quesiti per capire chi si nasconde dietro la maschera. Con grande abilità e destrezza, i matòci rispondono con battute spiritose e sagaci. Accanto a matoci ci sono gli arlechini, che danzano al suono della fisarmonica dei sonadori.
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Photo credits:
- W. Cainelli – Archivio Fotografico Apt Val di Fassa
- P. Boso – Archivio Fotografico Apt Val di Fassa