Categorie
Ciò che non si può trasformare in qualcosa di meraviglioso, bisogna lasciarlo andare.
Quando osserviamo compiaciuti la bellezza di una mela matura, pronta per essere addentata, viene naturale pensare a tutto ciò che è stato fatto “dietro le quinte” per portarla, così profumata e sana, nelle nostre mani. Più volte abbiamo visto quanti diversi lavori si effettuano in ogni periodo dell’anno nei meleti. Sempre con impegno e competenza. La “diligenza del buon padre di famiglia”, citata dal Codice Civile nei contratti agrari, viene interpretata e concretizzata dai nostri soci nelle diverse pratiche colturali che via via nell’annata agraria vengono messe in campo. Ed è proprio da queste che dipende la qualità delle nostre mele.
Il perché del diradamento
In questi giorni, nei meleti, i filari di fiori bianchi hanno già lasciato il posto alle foglie e ai piccoli frutti che fra esse si nascondono. L’allegagione, il passaggio cioè da fiore a frutto, ha già avuto luogo e tra le larghe foglie di colore verde scuro si intravedono, più chiare, le nuove mele appena nate. Ma come in tanti altri casi della vita, il troppo non va sempre bene e per questo i produttori si preparano a procedere con il dirado manuale, pianta per pianta. Il diradamento è una delle pratiche più efficaci utilizzate per favorire una buona pezzatura e una buona qualità delle mele portate a maturazione. Quali sono le mele che vengono lasciate sulla pianta? Sono quelle che nascono dal fiore centrale dell’infiorescenza, il quale genera la mela più grande. I frutti che si formano nelle parti esterne dell’infiorescenza vengono invece tolti quando ancora misurano pochi centimetri di diametro.
La scelta del momento giusto per il diradamento e il metodo più corretto
Il momento giusto per diradare le meline è abbastanza precoce. Più le si lascia crescere, più l’albero spreca risorse per alimentarle. Per questo, trascorse due settimane dall’allegagione, si interviene selezionando i frutti migliori ed eliminando gli altri. Generalmente il momento migliore per eseguire questa operazione è nella prima metà del mese di giugno, ma molto dipende dalla varietà di mele e dalla zona climatica in cui è situato il meleto. Il numero di mele da lasciare sui rami, a sua volta, dipende dal vigore della pianta: più la pianta è forte e il terreno ricco e più frutti si possono portare a raccolto. Per decidere quanto diradare bisogna anche valutare l’annata: in anni di bassa produzione non serve neppure intervenire, mentre quando l’anno è generoso bisogna staccare molti fruttini. Di norma si tengono due o tre mele per ogni mazzetto di fiori e se sul ramo i mazzetti sono troppo ravvicinati si elimina un maggior numero di fruttini. L’importante è che resti lo spazio per cogliere comodamente le mele. Altra precauzione è che i fruttini non devono esser staccati a raso del rametto, in quanto la ferita nel legno giovane potrebbe favorire l’insidiarsi di patogeni. Lasciare quindi un pezzetto di picciolo è buona cosa.
I vantaggi che si ottengono
Tre sono i principali vantaggi del diradamento:
- Si ottiene una produzione di maggiore qualità, con frutti di grosso calibro e di colore più intenso.
- Si influisce positivamente sulla produzione dell’anno successivo, in quanto la pianta viene stimolata a produrre gemme a fiore – dalle quali nascerà il frutto – invece che a legno.
- Verificando ogni ramo manualmente, si ha l’opportunità di identificare eventuali patologie fungine che possono sorgere, soprattutto quando la stagione è abbastanza umida.
Insomma, se durante questo giugno vedrete i nostri soci indaffarati tra i meleti, sappiate che stanno monitorando la crescita e la qualità dei frutti, perché l’agricoltura dà buoni frutti quando tutto avviene secondo sapienza e impegno!