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Il fiore si nasconde nell’erba, ma il vento sparge il suo profumo.
In un passato anche recente, la gente andava per erbe e fiori, attratta più dalla loro utilità che dalla loro bellezza. Dalle piante si ricavavano quasi tutte le medicine e quindi era importante saperle riconoscere. Si riteneva anzi che l’efficacia delle piante fosse legata al momento, al luogo e persino al modo in cui venivano raccolte. Le foglie e le radici dei fiori spontanei erano fonte di nutrimento, mentre petali e frutti venivano schiacciati per ottenere tinture e cosmetici. Sulla base poi di antiche superstizioni, a molte piante venivano attribuiti poteri magici, quasi fossero veri talismani.
L’aria buona, l’acqua delle sorgenti, il sole, l’umidità del suolo, in due parole le “condizioni pedoclimatiche”, sono i principali produttori di erbe spontanee di prima qualità. A seconda dell’altitudine e dei luoghi più o meno facili da raggiungere, troviamo diverse erbe e fiori spontanei, con colori, forme, profumi e aromi diversi. Una precisazione: in questo articolo, che inaugura una rubrica, non parleremo solo di erbe spontanee, ma anche dei loro fiori, che sono più facili da riconoscere. In Italia ne esistono più di 6000 specie. Oggi vedremo le più comuni. Cominciamo dunque a fare la conoscenza di queste preziose erbe, per quando torneremo a fare passeggiate in Trentino!
Il tarassaco o dente di leone
In questo periodo dell’anno, l’occhio gioisce ammirando il giallo intenso del tarassaco, una delle prime erbe a mettersi in mostra all’inizio della primavera. Detto anche “dente di leone” per la somiglianza dei lobi delle foglie con i denti del re della foresta, il fiore si chiude di notte e quando il cielo è nuvoloso. Viene chiamato anche soffione, per il gioco di soffiare via tutti gli acheni (che in realtà sono i semi). Cresce nei prati, come anche nei filari di meli e ciliegi. Un tempo le bevande ottenute con il Tarassaco erano consigliate contro una grande varietà di mali. Oggi, sebbene non sia più adoperato in medicina, con le foglie crude e giovani (ricche di vitamine A e C) si preparano insalate. Oppure si lessano e poi si spadellano con aglio e peperoncino. Con le radici seccate e tritate si preparano invece infusi digestivi e diuretici.
La cicoria selvatica
Le foglie possano assomigliare a quelle del tarassaco, ma il fiore è azzurro. Stiamo parlando della cicoria selvatica, da sempre considerata pregiata come verdura e foraggio. Veniva coltivata per usare le sue radici seccate e tritate aggiunte al caffè, per dargli più gusto, o da sole come sostituto del caffè. Questa bevanda si chiama anche “caffè di Prussia”, poiché la produzione fu favorita da Federico il Grande. La sua fioritura è molto lunga, fino a tardo autunno. Ha proprietà lassative e depurative, e grazie alla rilevante quantità di inulina contenuta nelle sue foglie (un probiota “buono”), migliora la flora batterica.
L’erba cardellina
Pianta dall’odore forte, ramificata e cespugliosa, con foglie dentate e fiori gialli: è l’erba cardellina. Possiamo anche definirla infestante, perché cresce ovunque. Poco amata dai giardinieri, fiorisce tutto l’anno. È consigliata per medicamenti di pelli ulcerate e tra le sue virtù c’è anche quella di curare i cavalli zoppi. Oggi è utilizzata come foraggio per conigli e becchime per canarini e piccoli uccelli.
Ogni mese vi accompagneremo alla scoperta del giardino spontaneo del Trentino. Se questo articolo vi è piaciuto, vi aspettiamo il mese prossimo qui sul blog de La Trentina ad andar per erbe in piena primavera!