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Solo nella tradizione è il mio amore.
Fra i tanti percorsi che si possono fare per conoscere a fondo il Trentino, ce n’è uno che non richiede chilometri e chilometri di auto, moto o bicicletta. E tanto meno l’utilizzo di scarponi, sci, snowboard o canoe. Niente di tutto questo, perché si trova all’interno di un ex-monastero di monaci agostiniani, a San Michele all’Adige, una ventina di chilometri sopra Trento. Stiamo parlando del Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina (MUCGT), uno dei più importanti musei di cultura e tradizione popolare d’Italia, considerato tra i più significativi d’Europa sotto il profilo della tecnologia popolare.
Come, quando e perché è nato il Museo
Siamo in una sede bellissima, in cui ogni mattone parla di storia. Il monastero risale infatti al secolo XII e ha visto scorrere, dentro e fuori le sue mura, l’intera storia del principato vescovile trentino. A partire dal 1874 il complesso ha ospitato la sede dell’Istituto Agrario guidato da Edmund Mach, divenuto in capo a pochi anni il baluardo di un’agricoltura fondata sulla scienza, al passo con i tempi, tanto sotto il profilo agronomico, quanto sotto quello socioeconomico. Nel 1967 l’Istituto Agrario viene trasferito in una nuova sede e al suo posto prende forma il Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina, partendo da un’intuizione di Giuseppe Šebesta, eclettico studioso trentino di origini ceche che dopo aver insegnato chimica si appassiona al cinema divenendo un importante documentarista etnografico.
Cosa racconta il Museo?
Il Museo è una specie di caveau della cultura popolare del Trentino ed è impostato secondo una logica espositiva che si ispira all’antica organizzazione delle culture di valle. Il territorio montano infatti era suddiviso in fasce colturali a seconda dell’altitudine: in fondovalle si trovava il paese con le attività produttive, gli orti e i campi coltivati a seminativo; a mezzacosta il terreno era suddiviso tra il coltivato e il prato, chiamato maggengo; più in alto c’era il bosco dal quale di ricavava legna da ardere e il legname da opera e per prodotti secondari; in alto lo spazio si apriva ai pascoli d’alta quota, dove nel periodo estivo si portavano gli animali alle malghe.
Cominciamo a conoscerlo
Il percorso di visita del Museo procede come una spirale ascendente su 5 livelli, che attraversa 43 sale suddivise in 25 sezioni. Al piano terra troviamo l’agricoltura, il mulino, la fucina, la chioderia, la mascalcia con la stalla, la fonderia del rame e il ferro battuto. Salendo al primo piano l’esposizione prosegue con le fibre e i tessili, la malga, l’apicoltura, il legno, il calzolaio con lo zoccolaio, la stua e gli usi nuziali. C’è poi il secondo piano con le stufe a olle e le ceramiche. E infine, al terzo piano, ci aspettano i riti dell’anno, la banda, la devozione popolare e la caccia. Non può mancare un giro in cantina, dove regnano la viticoltura e l’enologia. Anche il giardino fa parte del percorso espositivo, perché ospita un travaglio per la ferratura dei bovini e una noria per l’irrigazione. Ultime tappe le sale Šebesta e la grotta di San Michele.
All’esposizione il Museo affianca vari eventi stagionali e un’intensa attività didattica, editoriale e di ricerca. È infatti punto di riferimento per tutta l’etnografia trentina oltre ad essere centro studi sui carnevali europei con il progetto Carnival King of Europe.
Allora, cosa ne dite? Vi è venuta voglia di conoscere meglio il Trentino lasciando la macchina in un comodo parcheggio? È questa la stagione giusta per venirci!
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Ph credits: MUSEO DEGLI USI E COSTUMI DELLA GENTE TRENTINA