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Degli antichi castelli mi incuriosisce la vita che hanno visto passare e che in parte trattengono ancora. Chissà quanti sogni sono rimasti sulle torri.
Posto all’imbocco della Val di Sole e affacciato sul torrente Noce, il maestoso maniero domina il vicino paese di Caldes, a pochi chilometri da Malé. Come ogni castello che si rispetti, fu teatro di una leggendaria storia di passione, di cui ancor oggi vi è testimonianza nei volti affrescati.
Un po’ di storia
La prima notizia relativa al castello è contenuta nella concessione del 1230, con la quale il vescovo Gerardo permise ad Arnoldo, figlio di Rambaldo di Cagnò, di costruire nei pressi di Caldes una domus murata. L’aspetto attuale del castello è il risultato di varie fasi architettoniche iniziate proprio allora e proseguite fino al XVI secolo. Tra il 1230 e il 1235 fu realizzato il primo nucleo: una torre a cinque piani che fungeva anche da residenza. Era utilizzata, insieme alla sovrastante Rocca di Samoclevo, per il controllo dei traffici commerciali della Val di Sole. Nel 1464 la casa-torre passò alla famiglia Thun che la ampliò, aggiungendo ulteriori corpi di fabbrica che hanno conferito all’edificio l’aspetto attuale. Ulteriori lavori di restauro e ampliamento furono condotti nel XVI secolo, quando vennero eseguite decorazioni ad affresco in varie sale.
Le mura testimoni delle pene d’amore di Olinda
L’interno è affascinante e presenta soffitti a volte, rivestimenti lignei e sale affrescate. Si entra superando un portale lapideo a bugne. Il primo locale è un atrio piuttosto ampio con pavimento in ciottoli. Sulla destra, scendendo qualche gradino si trova la cosiddetta Sala della Colonna, che costituisce il primo livello della torre duecentesca. Dall’atrio si sale a sinistra nei due locali delle cucine e a destra nella sala del Dazio, con soffitto a travature e colonna centrale in legno. Salendo gli 89 gradini di una scala a chiocciola in pietra si entra poi in una stanza con voltino a crociera completamente affrescata. È la “prigione di Olinda”, che un’antica leggenda racconta essere stata la bella figlia di Rodemondo, (identificabile forse con la contessa Marianna Elisabetta Thun) e del suo amore per Arunte, affascinante cantastorie di corte. Il loro amore era contrastato dal padre di lei, che per impedire il matrimonio fece rinchiudere la figlia nella piccola prigione del castello, nutrendola solo di pane e acqua. L’unico sfogo che le era concesso era la possibilità di dipingere. E così Olinda affrescò le pareti della torre, ritraendo immagini del suo infelice amore. Come per Romeo e Giulietta la storia ebbe un finale tragico. La leggenda narra che tutti e tre i protagonisti siano sepolti sotto il castello. La sala affrescata viene anche chiamata il luogo delle promesse, in quanto i pegni d’amore sono ricorrenti in ogni disegno tanto che, prima del restauro, era usanza per i visitatori di scrivere sui muri frasi e pegni d’amore. Oltre a questa sala, notevoli sono anche la stanza del conte e il salone da ballo, dove si possono ammirare decorazoni lignee intarsiate. Fa parte del gruppo monumentale del castello anche la piccola Cappella della Natività di Maria, della quale si ha notizia già nel 1571. È affrescata con un ciclo mariano del pittore Elia Naurizio (XVII secolo).
Oggi il maniero è di proprietà della Provincia Autonoma di Trento che lo ha restaurato e aperto al pubblico (attualmente è chiuso, la riapertura è prevista per il 23 marzo 2024). Fa parte del circuito dei Castelli del Buonconsiglio ed è arredato con mobili d’epoca. Vengono ospitati eventi culturali, mostre, spettacoli, visite guidate e laboratori per famiglie. Un assaggio di Castel Caldes lo potete trovare a questo link. Per ulteriori informazioni potete chiamare allo 0461 233770 oppure scrivere a info@buonconsiglio.it